‘...quello che viene fatto oggi non è la fine. È una cosa molto importante, ma non è la fine. Concludo ispirandomi a un grande Italiano, Dante Alighieri che scrive: fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtù te e conoscenza.
Dante dice che in fondo il nostro lavoro dev’essere importante come lavoro di routine, ma dev’essere anche stimolato da sforzi intellettuali che guardino verso il futuro. E questo è il grande messaggio che desidero lasciare a tutti voi’
Prof. Massimo Campieri
Tra i tanti insegnamenti che ci ha lasciato il prof. Massimo Campieri, oltre alla curiosità di andare oltre la cura clinica della patologia uno è sicuramente la consapevolezza che ogni cosa può essere distante, ma nulla impossibile da raggiungere. E che non comprendiamo la sofferenza, fino a quando non la si tocca con mano. Lui che ha saputo portare cicatrici come fossero medaglie e che ha accettato saggiamente quello che il destino gli ha riservato, elevando ulteriormente la sua sensibilità di uomo. La sorte della malattia non è emanazione di una volontà soggettiva, ma dipende dall' efficacia delle cure, che per fortuna oggi risulta maggiore e ha più successo di prima, grazie anche al lavoro di medici che dal Prof. Campieri hanno imparato e ne hanno seguito l’esempio.
Si dice che chi non ha memoria, non ha futuro. Per questo motivo noi saremo sempre profondamente riconoscenti all’uomo Campieri, prima che al professionista. E un ringraziamento non sarebbe tale senza un senso tangibile della nostra gratitudine. Motivo per il quale diamo la possibilità a tutti i pazienti di rivedere la lettura del Prof. Massimo Campieri in occasione della Giornata Mondiale delle MICI 2015 a Firenze, in cui da arguto lettore di Dante e della sua Divina Commedia, aveva evidenziato in essa nuovi spunti interpretativi del lavoro del medico e del ricercatore