Un paziente poco coinvolto nelle scelte terapeutiche, nel percorso di cura e nel trattamento generale di una patologia cronica rischia 10 volte di più di incorrere in ricadute o in un aggravamento della sua condizione e deve fare fronte a una spesa maggiore rispetto ad un paziente che viene messo al centro del percorso terapeutico.
È quanto emerge dalla ricerca condotta dal centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica di Milano su un campione di 1.389 persone affette da malattie croniche.
Il paziente attore protagonista del sistema di cura è la sfida del futuro per il Patient Engagement, ossia il processo che promuove la centralità e la partecipazione della persona nel proprio percorso socio-sanitario, valorizzandone le scelte consapevoli, le priorità assistenziali, il contesto di vita familiare.
Protagonismo della persona che anche il Piano Nazionale della Cronicità indica come via maestra per l’innovazione sanitaria. Per la prima volta, a livello internazionale, Milano ha ospitato il 12 e 13 giugno la Prima Conferenza di Consenso per il Patient Engagement in ambito clinico-assistenziale per le malattie croniche, promossa dall’Università Cattolica in collaborazione con la DG Welfare di Regione Lombardia e sotto la supervisione metodologica dell’istituto Superiore di Sanità.
Nonostante le promettenti evidenze scientifiche sul valore dell’Engagement per il benessere della persona e l’efficienza del sistema, più della metà dei pazienti cronici italiani dichiara di non sentirsi adeguatamente sostenuto e legittimato a giocare un ruolo pro-attivo nel proprio percorso socio-sanitario.
L’Engagement è dunque una priorità etica e pragmatica per il Sistema Sanitario Nazionale come testimoniato dall’indirizzo strategico proposto dal Piano Nazionale della Cronicità e il Piano Nazionale della Prevenzione. Entrambi i documenti sottolineano l’urgenza di una rivoluzione organizzativa e culturale al fine di promuovere il protagonismo delle persone in sanità. Un principio facile a dirsi ma complesso nella sua realizzazione anche perché ad oggi mancano linee guida condivise circa le metodologie e strumenti per la promozione dell’Engagement del paziente cronico.
Il progetto ha visto la partecipazione di oltre 100 Esperti espressione di 14 tra società medico-scientifiche e associazioni professionali in ambito sanitario, 14 aziende sanitarie, 10 associazioni di pazienti/volontari. Una rete multidisciplinare e multi-stakeholder per la prima volta allo stesso tavolo con il comune obiettivo di definire raccomandazioni condivise per la promozione del Patient Engagement e la responsabilizzazione di tutti gli attori in gioco nel percorso socio-assistenziale.
Come fare dunque – secondo gli Esperti della Conferenza di Consenso – per promuovere il Patient Engagement? In sintesi, col decalogo del Patient Engagement: una “ricetta” in dieci punti che secondo le raccomandazione presentate il 13 Giugno a Milano possono costituire una chiave di volta per la creazione di un eco-sistema capace di promuovere l’Engagement della persona con malattia cronica in sanità.
Sono 4 i quesiti su cui gli esperti si sono confrontati per stilare il documento di consenso con le raccomandazioni sul Patient Engagement. “Siamo soddisfatti di questo traguardo. La sfida futura è quella di trasformare le raccomandazioni definite nel documento da buoni propositi a priorità pragmatiche per la nostra Sanità”, afferma Guendalina Graffigna, del coordinamento scientifico del progetto.
Il futuro, e una possibile rivoluzione, nel trattamento delle patologie croniche potrebbe quindi dipendere in modo significativo dal Patient Engagement, il processo che promuove la centralità e la partecipazione della persona nel proprio percorso socio-sanitario valorizzandone le scelte consapevoli, le priorità assistenziali, il contesto di vita familiare.
AMICI ha abbracciato questa sfida già da molto tempo grazie alla campagna We Care che ha consentito di elaborare un decalogo della qualità di cura.<Siamo molto contenti di vedere che il Patient Engagement si sta affermando come un elemento centrale nella qualità di cura e di trattamento del paziente – dichiara Enrica Previtali, presidente di AMICI Onlus – la nostra associazione sostiene questo approccio ormai da anni grazie alla campagna We Care. Porre al centro il paziente, ascoltarlo e coinvolgerlo attivamente nelle scelte che riguardano la sua terapia, la sua salute e l’assistenza a 360 gradi è una scelta che ha già restituito in moltissimi casi risultati incoraggianti e promette di rivoluzionare l’intero approccio terapeutico nei prossimi anni>.
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