Un capitolo importante del Patto salute 2014-2016 prende forma: la Conferenza Stato-Regioni ha infatti approvato, con minime modifiche , il Piano nazionale cronicità che era stato trasmesso dal ministero il 22 luglio scorso.
il documento risidegna la presa in carico dei pazienti cronici complessi, mettendo in campo una serie di strumenti che dovranno necessariamente dialogare e interfacciarsi: dai sistemi informativi a quelli di valutazione, da modelli di remunerazione delle prestazioni degli erogatori all’elasticità dei luoghi di somministrazione delle cure, dai sistemi di accreditamentoe autorizzazione all’impiego più ampio possibile della telemedicina).
Al centro, il paziente, che andrà inserito in un percorso di presa in carico per step successivi (a partire dalla prevenzione) e che andrà continuamente sottoposto a valutazioni del team multifunzionale (a gestione prevalentemente del Mmg) che fa capo al distretto. Ma lo stesso malato cronico deve essere formato e informato per poter collaborare attivamente al processo di presa in carico, che si svolgerà quanto più possibile a domicilio.
Il documento varato oggi si articola in due parti: la prima, strategica, detta gli indirizzi generali e fa riferimento essenzialmente ai due modelli prevalenti in Italia, dove adottati - il Chronic care model (Ccm) e il Creg (Chronic related Groups) -; la seconda detta le linee d’indirizzo per dieci differenti patologie. «In particolare - ha scritto il ministero in una nota in occasione dell'invio - il Piano si pone l’obiettivo di influenzare la storia naturale di molte patologie croniche, non solo in termini di prevenzione, ma anche di miglioramento del percorso assistenziale della persona, riducendo il peso clinico, sociale ed economico della malattia. Tali obiettivi sono perseguibili e raggiungibili attraverso la prevenzione primaria, la diagnosi precoce, l'educazione e l'empowerment del paziente, nonché mediante la prevenzione delle complicanze, che spesso sono responsabili dello scadimento della qualità di vita della persona e che rappresentano le principali cause degli elevati costi economici e sociali delle malattie stesse».
E' stato un lavoro lungo e faticoso, che ha visto protagonisti molti di noi, in un confronto talvolta acceso tanto con il livello centrale, quanto con i rappresentanti delle Regioni, ma del quale siamo particolarmente orgogliosi e felici.
Abbiamo avuto un confronto serrato in alcune fasi di redazione del Piano, forzando anche un pò la mano su alcune questioni che altrimenti sarebbero state considerate marginali.
Ci riferiamo ad esempio: al riconoscimento del ruolo svolto dalle associazioni e dai familiari; al tema del protagonismo delle associazioni nelle diverse azioni previste nel piano ed alla loro partecipazione nella valutazione e nelle scelte di politiche della cronicità.
Grazie a questo lavoro siamo riusciti insieme a:
- far inserire nel Patto per la salute 2014- 2016 l'impegno alla realizzazione del piano nazionale delle cronicità;
- fare in modo che le associazioni potessero partecipare ed intervenire attivamente, emendando il testo in discussione, in particolare quelle che si occupano delle patologie su cui ci sono focus nel Piano;
- a fare in modo che la partecipazione delle associazioni di cittadini e pazienti sia riconosciuta e sia requisito sul quale le amministrazioni al livello nazionale, regionale e locale siano misurate.
- far inserire nelle premesse i due PDTA che abbiamo scritto con CIttadinanzattiva
Ora la sfida è continuare così e fare in modo che il Piano sia attuato.